E’ una frenata dolce quella che propone Nathan Williams, autore di The Kinfolk Home e caporedattore del magazine Kinfolk. Di quelle frenate che permettono di vedere cose che di solito si perdono, quando si sta con il piede pigiato e lo sguardo assente. Kinfolk, oltre che essere il nome di un trimestrale sempre più seguito da chi ama design e stili di vita essenziali, è una comunità, una specie di teatro giramondo che mette in scena un modo di vivere diverso da quello a cui ci siamo abituati negli ultimi 50 anni. Lo Slow Living.
Kinfolk nello slang degli stati americani centrali significa (più o meno) qualcuno che senti così vicino a te, come fosse un familiare, ma che di fatto non lo è. Ed è stato usato come nome e testimone di una volontà di creare un nuovo stile di vita per una nuova comunità (globale) in cui la calma, la lentezza, il tempo per sé e per i propri cari conducono oltre il fare esagitato, il successo a scapito delle relazioni, il multitasking, la fretta e tutto ciò che essa si porta dietro.

Il movimento dello slow living invita tutti noi a costruire e abitare case, interiori e in mattoni e tubi, che rispecchino totalmente i nostri valori e all’interno delle quali sia possibile ritrovarsi, rigenerarsi, circondarsi solo di mobili e oggetti capaci di trasmettere piacere, gioia e quiete… E dove fare comunità nel senso nuovo del termine, condividendo tempo ed energie con chi desidera incamminarsi sulla medesima strada. Nel rispetto e nell’amore per la bellezza in tutte le sue espressioni e differenze.
La ricerca dell’essenziale e della vita semplice (ma non per questo ritirata, austera o scarna), proposta dallo stile Kinfolk, non può che essere un “non stile”. Nel senso che i modi dell’abitare saranno tanto diversi quante saranno le persone che decidono di aderirvi. L’originalità, una eleganza raffinata e l’esaltazione pacata delle proprie caratteristiche sono un must, non perché si venga mossi dal desiderio di essere meglio degli altri o speciali, ma grazie alla consapevolezza di essere unici e allo stesso tempo parte di un tutto. Unici come le impronte digitali, uniti come le foglie di un albero immenso dalla stessa linfa, questo è il segreto della famiglia Kinfolk.
Nathan Williams nel suo ultimo libro (che segue quello dedicato al cibo e alla convivialità The Kinfolk Table, 2013) raccoglie le testimonianze di 35 nuclei familiari e altrettante abitazioni sparse su 5 continenti, che hanno come denominatore comune la ricerca di una corrispondenza fra aspirazioni, valori interiori e orizzonte domestico fisico. Le case sono molto diverse fra loro, ma salta all’occhio qualche similitudine che fa capire che c’è un’idea di fondo condivisa: tanto, tantissimo bianco alle pareti come pagine su cui scrivere nuovi racconti ogni volta che se ne sente il desiderio. Pietra e legno con linee pulite ed essenziali a profusione, grandi vetrate che inondano di luce naturale tutti gli ambienti, natura dentro e fuori in un continuum molto gradevole a vedersi… Quello che si manifesta maggiormente, quasi in tutte le case, è il desiderio di condividere lo spazio, il tempo e la vita con i propri cari, gli amici, i vicini… perfino i clienti, nei casi in cui ufficio/studio/atelier e abitazione siano nello stesso stabile.
Il team Kinfolk (designer, stilisti, chef, giornalisti, fotografi, esperti di comunicazione e di
arte) è composto da specialisti e cultori dello slow living che vivono in ogni parte del mondo; per capirlo basta vedere lo stile del sito, le pubblicazioni e persino la linea di abbigliamento.
Si consiglia una visita, anche brevissima, al sito… magari proprio nel weekend che ci aspetta e che (per qualche ora, giusto per cominciare) possiamo trasformare nel nostro piccolo esperimento personale di Slow Living. Buon fine settimana
💙 💙 💙
Alba
Ps. per chi abita a Ravenna… le pubblicazioni di Kinfolk sono disponibili presso la Libreria Modernissima
Non la conoscevo e grazie a te scopro uno stile mixato dalle varie sfaccettature!Mi piace moltissimo “l’atmosfera Kinfolk”