
Una settimana dedicata al bianco e nero per ragionare insieme sul concetto di contrasto e armonia, su interior designer, artisti e creativi che usano questi colori per raccontare le loro storie, la loro visione del mondo. Dalla Lettera di amore per il pianeta di Salgado nella mostra Genesi, alla nuova ondata di spirito minimalista (reinterpretato dall’Occidente), che ripensa e ridisegna la vita quotidiana. Compresi gli oggetti e i rituali domestici. Da artisti che usano la luce bianca per dipingere sul cielo nero, ad allestimenti di interni che giocano con tutte le sfumature che vanno dalla neve alla notte.
Parleremo di stili di vita e di linguaggio che, mettendo il cuore al centro fra il bianco e il nero, riescono nella magia di permettere agli opposti di convivere in un reciproco scambio e in perfetto equilibrio.
Cominciamo dall’artista concettuale francese Yann Kersalè, che da trenta anni crea storie con la luce proiettandola nei cieli della notte. Ha concepito installazioni sorprendenti per ponti, parchi, musei e monumenti, in tutta la Francia e nel resto del mondo. Nel buio con le sue scie di luce fa vibrare le città e i cuori delle persone. Una delle sue passioni/missioni – in un lavoro di concerto con architetti e paesaggisti – è la valorizzazione di aree dismesse (urbane e suburbane), di luoghi lasciati al degrado che vengono recuperati e riportati “in vita” grazie alla realizzazione di promenade e di avventure luminose nella notte. La sua installazione L’Ö all’esterno del Musée du quai Branly a Parigi è di una bellezza rara. I punti luce, quando diventa buio e il Museo chiude, cambiano di intensità e di colore a seconda della oscurità naturale e della temperatura, creando una specie di termometro pulsante che varia col variare delle stagioni.
La nuit tombée, le jardin du musée clos, le regard traverse la palissade
de verre du Quai Branly au-dessus des douves de la rue de l’Université.
Au milieu du jardin une lueur envahit, comme de l’eau, les hautes graminées.
Cette eau-lumière s’intensifie au fur et à mesure de l’avancement de la nuit.
Yann Kersalé
www.ykersale.com Anche solo con una breve visita al sito o alle mille pagine in rete dedicate alle sue installazioni, è possibile fare un piccolissimo assaggio dell’incanto che Kersalè riesce a creare, dell’armonia con cui sa riunire il bianco al nero in un unico abbraccio.
Sono giorni e mesi complessi, quelli che stiamo vivendo. Giorni in cui i sì e i no, il bianco e il nero, i muri vecchi e quelli nuovi sono vissuti agli estremi… dove l’armonia e il contatto è quasi impossibile. Per non cedere del tutto a disorientamento e confusione mi sono affidata a questa storia e ad una sola parola. FORSE.
Ringraziando di cuore il Blog di Filosofia Popolare, in cui ho ritrovato la storia zen del contadino che aveva perso i cavalli, ecco il racconto…
C’era una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato. Tutti i vicini quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere: “siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa terribile”. Il contadino rispose: “Forse.” Il giorno successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!” Il contadino disse: “Forse.” Il giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che tutti esclamarono:“Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta” ma ancora una volta il contadino commentò: “Forse.” Il giorno seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta. Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?” ma di nuovo il contadino disse: “Forse.”
💙💙💙 Alba