Nei borghi storici delle città – dove la continuità abitativa ha portato nel tempo ad accorpamenti di edifici diversi, cambi di destinazioni d’uso o interventi radicali in conseguenza di eventi bellici o naturali – spesso le case si sviluppano su più piani sfalsati, con “quinte” create da scale e gradini di collegamento fra i diversi livelli. Appaiono scorci che invitano lo sguardo a proseguire di stanza in stanza per esplorarne forme, movimenti e volumi. Quando si rinnova un edificio che ha una vita pregressa alle spalle, inizia fra mura e nuovi abitanti un gioco di ascolto, dialogo e trasformazione che deve tener conto di tanti aspetti: la natura del luogo, le tracce rimaste di chi ci ha vissuto in passato e ne ha costruito l’ossatura, le esigenze estetiche/pratiche e psicologiche di chi ha scelto di dargli nuova vita. E’ un bellissimo momento di ripensamento, rinnovamento interiore ed esteriore, che necessita di una capacità immaginativa particolare e un’adattabilità maggiore rispetto a chi costruisce “a prato verde” e non deve confrontarsi con strutture preesistenti.
“A prato verde” è un concetto (utilizzato in diversi campi) che indica situazioni in cui si progetta e si crea qualcosa partendo da zero. In libertà e senza limiti imposti da circostanze pregresse o condizionamenti esterni. L’ideale per chi ha in mente qualcosa di innovativo rispetto ad uno status precedente (una casa, un progetto lavorativo, un obiettivo personale…) e vuole partire da una pagina totalmente bianca. Scegliere un edificio antico o vecchio come abitazione, invece, impone dei vincoli e obbliga a trovare un punto di incontro fra passato e futuro, a cercare compromessi creativi per soddisfare esigenze sociali e personali che nei secoli sono cambiate moltissimo. D’altro canto, però, aggiunge alle nostre vite qualcosa di impareggiabile: dei piccoli frammenti di storia di cui diventiamo a pieno titolo custodi.
La casa che visitiamo oggi, continuando la nostra ricerca sui diversi modi dell’abitare, è un bellissimo esempio di come un approccio creativo nella definizione e nella decorazione degli spazi possa riuscire a soddisfare esigenze attuali ed esprimere stile contemporaneo anche dove le impronte del tempo sono evidenti e inevitabili. Gli interni esprimono allo stesso momento raffinatezza e calore, originalità e senso di accoglienza. Ciascuno di questi elementi, in un’armonia complessa da ottenere – come ben sanno architetti ed interior designer – collabora con gli altri e produce un’atmosfera confortevole e avvolgente.
Molto interessante e gradevole, alla vista e al tatto, la combinazione fra materiali austeri (la scala e le pareti bianche, minimaliste) e la preziosità di punti luce e inserti di tappezzeria dai colori tenui, nella parete che separa la zona pranzo dalla cucina e nel vano scale. Altrettanto riuscito l’accostamento fra divani e complementi d’arredo, fra tendaggi dallo stile nordeuropeo e sedute del ‘900 “ripensate” con velluti contemporanei.
L’aspetto che più mi preme sottolineare, però, è l’atmosfera accogliente e intima che connota il soggiorno, per consuetudine l’area della casa destinata alla condivisione e alle relazioni sociali. Le proporzioni equilibrate delle altezze, dei soffitti a trave dipinti di un bianco caldo e la zona conversazione con tessuti naturali dalle sfumature garbate, creano immediatamente una scenografia morbida da cui ci si sente avvolti.
Chi abita oggi questa casa del passato ha lavorato con cura, cuore e talento.
Si vede… e si sente.
💙 Alba
Grazie Alba 💟
Grazie a te per la disponibilità a condividere le immagini della tua bellissima casa!