Il recinto sacro dell’ amicizia

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Il temenos nel mondo antico era un luogo destinato per atto pubblico a un re, un eroe o una divinità come segno di celebrazione, onorificenza e venerazione. Per estensione nel tempo ha assunto il significato di santuario, recinto sacro, delimitato e ben definito rispetto al terreno circostante. In questo periodo mi piace pensare anche alle amicizie come fossero temenos, spazi sia interiori che fisici dedicati a celebrare la vita quotidiana e l’amore, nelle loro innumerevoli sfumature.

Il termine recinto porta subito alla mente un’idea di spazio protetto, che lascia deliberatamente fuori dai propri confini le dissonanze che possono interferire con ciò che si desidera sperimentare. Se pensiamo alle nostre amicizie più strette, é facile rappresentarle interiormente come luoghi sicuri in cui è possibile togliersi maschere, essere autentici e condividere aspettative, desideri e orizzonti. Anche in presenza di stili di vita – e relative opinioni in merito – totalmente diversi fra loro, con gli amici più cari abbiamo la possibilità di sentirci connessi alla stessa rete fatta di rispetto, accoglienza, calore e sostegno.

Louisa Thomsen Brits é una scrittrice e giornalista che indaga da anni l’antica tradizioneIMG_5345 e pratica sociale danese di condivisione e sostegno reciproco: la Hygge. Secondo questa filosofia del quotidiano, nella  fratellanza e nell’amicizia abbiamo bisogno di fiducia e protezione (a volte persino da noi stessi, quando ci immergiamo nell’autocritica); in esse cerchiamo familiarità e prevedibilità, sicurezza e attenzione. La fratellanza si nutre della protezione reciproca, scrive la Thomsen Brits. E su ciò che rende speciale lo stare insieme aggiunge: le persone che vivono in armonia sono meno prese da se stesse e non si preoccupano della propria immagine né si sforzano di essere sempre un passo avanti… La competitività minaccia l’equilibrio e la coesione. L’espressione danese gä i selvsving (entrare in “autoscillazione”) descrive le persone che hanno smesso di ascoltare gli altri e ripetono continuamente le proprie idee, ignorando i segnali di disapprovazione e disinteressandosi all’armonia del gruppo.

Nel temenos dell’amicizia anche le porte sono sacre: si entra con rispetto e con altrettanto garbo è meglio uscire nel momento in cui non si sente più il calore di una sincera attenzione reciproca, di benevolenza corrisposta. Impareggiabili a tal proposito le parole di Kahlil Gibran in Il Profeta:

L’amico è il vostro bisogno corrisposto. E’ il campo che seminate con amore e mietete rendendo grazie. E’ la vostra mensa e il vostro focolare; perché a lui giungete affamati e in cerca di pace. Quando l’amico vi dice quel che pensa, non abbiate timore di dire il no, o il sì, che sono nella vostra mente. E quand’è silenzioso, il vostro cuore non cessi di ascoltare il suo cuore; giacché nell’amicizia, senza parlare, tutti i pensieri e desideri e aspettative nascono e vengono condivisi con gioia non acclamata. Quando lasciate l’amico, non rattristatevi; perché ciò che amate in lui può sembrarvi più chiaro durante la sua assenza, come la montagna allo scalatore appare più nitida dal piano. E fate che nell’amicizia non vi sia altro fine, se non l’approfondimento dello spirito…

E che il meglio di voi sia per l’amico vostro.

E nella dolcezza dell’amicizia fate che vi siano risate e piaceri condivisi. Perché è nella rugiada delle piccole cose che il cuore trova il suo mattino e si ristora.

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💙 Alba


3 risposte a "Il recinto sacro dell’ amicizia"

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