L’idea per il simbolo della nuova Collezione Rays (Raggi di luce) è sorta una sera dello scorso inverno, in modo del tutto inatteso. Dopo aver acceso una candela sulla mensola del camino, ho passato diversi minuti ad osservare la fiamma che si muoveva delicatamente nel buio creando strane ombre sulle pareti.
Di solito le fiamme delle mie candele sono piccole, tondeggianti, e giocando animatamente con gli spifferi di porte e finestre disegnano minuscole onde e arabeschi che ricordano le decorazioni dei tappeti orientali. Quella sera invece nessuna corrente d’aria interferiva e la fiamma si è allungata sempre più fino a raggiungere quasi la forma di un raggio. Ho cercato di fotografare quella singolare punta di luce, che rendeva le ombre così irreali, ma inutilmente. L’obiettivo e l’esposizione erano totalmente inadatti a cogliere quella scia luminosa, mescolavano forme e intensità producendo un effetto distorto che nulla c’entrava con ciò che stavo vedendo. Allora muovendomi lentamente per paura di modificare con lo spostamento d’aria quella forma insolita, ho preso carta e penna e ho cercato di riprodurla nelle sue esatte proporzioni.
Poi come spesso succede quando un’idea si insinua nella mente dando vita ad un processo creativo, ho cominciato a vedere quelle stesse linee allungate nelle situazioni più diverse. Raggi di luce ovunque. Nelle decorazioni presenti nella mostra sull’Art Déco ai Musei San Domenico di Forlì (di cui parleremo prossimamente), nelle foto scattate nell’ultimo viaggio di famiglia, perfino nei campi lungo la strada che ogni giorno percorro più volte per portare mio figlio da casa a scuola.
Fattasi largo in modo energico fra i miei pensieri ho cominciato a trasferire la forma del raggio sulle carte che uso solitamente per i mosaici/collage. Quando studiavo psicologia della percezione ero molto attirata dal concetto di visione tunnel e visione dell’aquila, due modalità di analisi della realtà complementari (e necessarie entrambe) per un approccio equilibrato alle situazioni e alle persone. Con la visione dell’aquila percepiamo la realtà dall’alto, nel suo insieme, e questo ci permette di cogliere sommariamente con un unico sguardo tutti gli aspetti che la compongono; nella visione tunnel, invece, l’attenzione si concentra – come un raggio luminoso – su un unico aspetto alla volta, consentendoci un’analisi del dettaglio che inevitabilmente sfuggirebbe con la sola osservazione d’insieme.
Anche durante le attività di educazione museale anni fa utilizzavamo, alternandole, entrambe le modalità percettive per insegnare ai nostri giovani e adulti visitatori a cogliere sia i particolari sia il racconto complessivo delle opere d’arte esaminate.
Sebbene siano entrambe essenziali per una analisi più precisa della realtà, tutti noi per motivi diversi – educazione, età, carattere e cultura di riferimento – privilegiamo ora l’una, ora l’altra visione. In questo periodo sto concentrando la mia attenzione sul dettaglio, sul particolare, quasi avessi bisogno di sostare per un po’ nell’infinitamente piccolo, nel simbolo/archetipo dell’unità di misura della luce. Onda, raggio, pulsazione… Mi piace giocare visivamente con gli effetti della luce sulle cose, le vicende, le persone; mi perdo facilmente e allegramente nel contemplare riverberi e raggi di fonti luminose naturali o artificiali. Sembra ci sia un universo dentro ad ogni raggio, ancora tutto da esplorare. Questa nuova Serie nasce proprio come invito a entrare nel mondo dei raggi di luce, per giocarci, conoscerli e portarli nel nostro quotidiano.
💙
Alba