Sentire l’ arte

FullSizeRender 2Sentire l’arte è un metodo educativo affascinante – un approccio particolarissimo al patrimonio artistico – che coinvolge tutti i sensi e le emozioni, oltre che l’intelletto. Creato da Silvia Gramigna agli inizi degli anni ’90, ha dato un contributo importante alla ricerca in Italia nel campo della didattica dell’arte. Il Metodo insegna alle persone “come” vivere al meglio l’esperienza di visita dentro a chiese, monumenti e musei, e anche all’aperto, in centri storici densi di testimonianze artistiche di ogni tempo. Storica dell’arte ed ex Direttore alla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Venezia, Silvia Gramigna ha elaborato e sperimentato (per oltre 25 anni) questo modo di relazionarsi con l’arte con persone di tutte le età; utilizza l’intera gamma dei canali percettivi per attivare in modo equilibrato ogni livello dell’essere, da quello più immediato e fisico a quello dell’intelletto e dello spirito.

Le visite di Silvia cominciano con una lettura dell’opera prescelta – o di un monumento – attraverso l’analisi delle sensazioni corporee e delle emozioni che emergono nell’osservazione, in un clima di silenzio e raccoglimento. Le sue visite prendono quasi la forma di una meditazione guidata e poter conoscere Venezia e i suoi tesori nascosti con lei è un evento che si ricorda a lungo, direi per sempre. Lo so per esperienza, continuo a parlarne dopo 20 anni dal momento in cui ho provato il Metodo per la prima volta al Museo Correr; e per tutto il lungo periodo in cui mi sono occupata di progettazione e consulenza nel campo dei beni culturali l’ho sempre insegnato, consigliato e soprattutto usato anche nelle mie visite di studio o di piacere. E’ quanto di più lontano si possa immaginare dai tour guidati in cui ci si sente pressati dalla fretta, da una quantità di stimoli eccessivi in ingresso, da confusione e impossibilità di scegliere secondo le proprie necessità e i propri desideri.

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Anche se il Metodo dà il meglio in situazioni di relativa quiete, ho provato a utilizzarlo anche la scorsa domenica ad Assisi, dove di silenzio ce n’era assai poco. In questa città meravigliosa, dove ogni angolo meriterebbe una sosta prolungata con relativa meditazione e visita dedicata, la primavera e l’estate rappresentano il periodo di maggiore affluenza, con turisti e pellegrini che giungono (letteralmente) da ogni parte del mondo. La sfida era notevole, ma sono riuscita comunque a immergermi nell’atmosfera francescana, a “sentire” il meraviglioso racconto di Cimabue, Giotto… e ad entrare in connessione con architetture e decorazioni che hanno trasceso il tempo e lo spazio, che inducono chi osserva a trattenere il respiro ed elevare lo spirito.

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Dopo aver partecipato a un breve tour guidato, con tempi imposti dal flusso continuo di visitatori, ho approfittato del momento della pausa pranzo e della sospensione delle funzioni religiose per tornare da sola ad ammirare la Basilica Inferiore e Superiore di San Francesco, a quel punto immersa di nuovo nel silenzio. Solo così sono riuscita a “sentirla” oltre che a vederla; ho avuto il tempo e le condizioni ideali di quiete per riuscire a fermare il flusso dei pensieri e delle distrazioni, e per mettermi in ascolto di ciò che quell’architettura e quei cicli pittorici potevano raccontare a distanza di secoli dal momento in cui sono stati creati. Ho ascoltato le reazioni del corpo, come ci ha insegnato Silvia, ho cercato di dare un nome alle emozioni che sorgevano spontaneamente alla presenza di quei capolavori. Ho analizzato il percorso del mio sguardo per capire da che cosa ero maggiormente attratta e solo “dopo” ho attivato la mente, il ricordo degli studi universitari, i nomi, le date, la storia… E’ questo lo schema previsto del Metodo per entrare in connessione con l’arte: prima si lascia spazio al corpo (quali sensazioni fisiche si percepiscono davanti all’opera), poi alle emozioni (quali sentimenti scaturiscono nell’osservazione) e infine all’intelletto. In presenza di luoghi d’arte sacra, come ad Assisi, è facile che si attivi anche la dimensione spirituale dell’esperienza, portando il percorso di visita su un piano ancora più coinvolgente. Tempo, silenzio, ascolto profondo di sé e dell’opera osservata: ecco il segreto per imparare a “vivere” delle esperienze di incontro con l’arte che rimarranno impresse per sempre, nel cuore e nella mente.

Per approfondire l’argomento:

product_thumbnail-phpil metodo di Silvia Gramigna è proposto nel libro/manuale Sentire l’arte – Vedere oltre l’immagine, sentire oltre il suono scritto in collaborazione con Francesca Seri (che si è occupata dell’ambito musicale) e pubblicato nel 2008 da Prima Edizione. Inoltre, presso lo Studio Homeart, proponiamo conferenze sul tema dell’ascolto profondo dell’opera d’arte e workshop di studio sugli aspetti (meno noti) della relazione fra arte e psiche.

Buona lettura

💙 Alba


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