La voce del mare

Nel piccolissimo paese di mare in cui vivo e lavoro le stagioni sono sostanzialmente due. Ben distinte l’una dall’altra dalla qualità del silenzio e della voce del mare, oltre che dall’assenza o meno di ombrelloni in spiaggia e musica onnipresente. Qui da noi l’arrivo della primavera non è segnalato tanto da rondini o fiori, quanto da profumi e suoni: gli stessi di sempre. L’odore pungente delle miscele antivegetative delle barche, il profumo delle grigliate domenicali e quel misto inconfondibile di legno/umido/salmastro che si respira nei vialetti degli stabilimenti balneari quando i gestori ricominciano a pulire verande e cabine per togliere l’inverno dalle cose.

Dopo la baraonda estiva arriva la stagione silenziosa, la mia preferita. Quando il saluto mattutino al mare rende l’arrivo a scuola e al lavoro più leggero e arioso, come se i pensieri fossero un po’ spettinati dal vento ma anche più liberi. Con i compaesani, i surfisti e gli amanti del mare che arrivano qua dal centro città in ogni loro momento libero, condivido una specie di rito quotidiano collettivo che ci fa correre alla base della lunga diga di Marina ogni volta che ci sono cielo terso, tempesta, neve, nebbia, arcobaleno, fulmini. Praticamente sempre. Sembriamo una comunità aborigena che telepaticamente si riunisce qui richiamata dalla voce del mare. Un giorno forse saremo in grado di trasmettere via web anche i profumi delle onde che sentiamo dalla riva, per ora posso condividerne solo colori e musica.

Buon ascolto.

💙 Alba

 

 

 


4 risposte a "La voce del mare"

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