A casa di Raffaello

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E poi succede che una decina di quattordicenni, ex compagni di scuola alle medie e ora sparsi in vari istituti superiori della città, accolgano l’invito della loro ex insegnante di arte a ritrovarsi per bere una cioccolata calda insieme e non scelgano una pasticceria comoda vicino a casa, ma alzino il tiro e…

… eccoci in partenza per Urbino in pullman alle 8 di una domenica mattina fredda fredda. Siamo in 27 fra genitori, ragazzi, fratelli dei ragazzi e insegnante, e si è deciso di andare a Urbino a scoprire qualcosa di più sulla vita di Raffaello Sanzio. Decisa e organizzata in pochi giorni, questa gita ha reso la scorsa domenica una di quelle che lasciano il segno. Di sicuro per l’atmosfera magica di questa città che ti accoglie fra le nuvole, IMG_4786letteralmente, e ti consegna un messaggio di bellezza e armonia tale che dentro non può rimanere tutto come prima. E poi per l’allegria contagiosa dei ragazzi che, sebbene siano stati rigorosamente e giustamente a distanza di sicurezza dai nostri sguardi, sono riusciti a far riaffiorare anche in noi adulti tutta la gioia delle nostre gite scolastiche passate da un po’.

In questi tempi di banda larga, anzi larghissima, di connessioni sempre più veloci, di social oramai telepatici, per qualche ora abbiamo vissuto una strana avventura fuori dai bit, dal tempo e dai ruoli. Sembravamo uno di quei banchi di piccoli pesci che si muovono  in sincronia creando figure sempre nuove, dividendosi e ricongiungendosi. Alla casa natale di Raffaello e alla Galleria Nazionale ciascuno di noi, indipendentemente dall’età, si è guardato intorno e si è concentrato su quello che più lo colpiva, senza guida e senza rete.

IMG_4733Merito di un’insegnante di arte, artista a sua volta, alla quale non interessano date e nomi, ma solo cuore e gesti. Con poche indicazioni al momento giusto ci ha fatto capire e sentire che la natura geniale di Raffaello non è presente solo nel tratto fine e delicato delle sue opere, ma ha permeato tutta la sua vita. Anche il titolo e il contenuto della mostra Raffaello e i suoi amici a Palazzo Ducale la dice lunga su un uomo che ha creato in tutta Italia – cinque secoli fa, un po’ prima di google e facebook – una rete di relazioni umane e una connessione di intenti e talenti che ci hanno lasciato un’infinita serie di capolavori e ispirazioni. Disponibili per noi ancora oggi. Non si trattava solo di costruire relazioni professionali utili, dalle fonti emerge quanto a Raffaello interessasse prima di tutto creare relazioni umane nella crescita reciproca, con rispetto e modestia, in un clima di gentilezza estrema, imparando a delegare… e comprendendo bene quanto l’invidia, la presunzione e l’egocentrismo siano veleno non solo per le singole persone che esprimono questi stati d’animo ma per l’intera collettività.

Mentre l’insegnante ci raccontava tutto questo, stranamente i cellulari erano abbassati eIMG_4787.jpeg le orecchie tese; un messaggio così anomalo per i nostri tempi non poteva passare inosservato ai nostri ragazzi. Se Raffaello vivesse oggi, non so se userebbe i social per diffondere il suo messaggio, chissà; certo sarebbe uno di quegli influencer in grado di cambiare il mondo, non solo i trend. E a proposito di influenze, il piccolo Sanzio è cresciuto fra pigmenti e cartoni, fra tele e pennelli, oltre che in un clima di apertura al mondo e all’arte contemporanea. La sua formazione non è stata condizionata solo dal benessere materiale, dalla frequentazione di intellettuali e aristocratici. Sembra esserci stato molto di più. Rimasto orfano molto presto e dopo un periodo di apprendistato a Perugia, Raffaello a soli 16 anni crea la sua prima Bottega a Città di Castello, con l’aiuto dei soci del padre, mostrando già nelle prime opere una maturità stilistica e interiore davvero rara. Se non unica.

Essere aperti e permeabili ad assorbire il meglio di ciò che ci circonda, riuscire a fare una sintesi personale di tutti gli stimoli ricevuti, condividere le proprie scoperte e lasciare che questo travaso di competenze e conoscenze fra le persone duri nel tempo, senza sentirsi mai arrivati o superiori; creare gruppi di sperimentazione e di lavoro e contemporaneamente spingere le persone a scoprire il proprio talento convinti che dal successo di uno si aprano nuovi scenari che arricchiscono tutti. Ecco che cosa ci ha colpito di più in questa avventura nata quasi per caso. Sembra che qui, nel mondo di Raffaello, la parola e il concetto stesso di “competizione” possano tornare ad essere usati nella loro veste migliore, autentica, visionaria e cioè: il chiedere e andare insieme, convergere nel medesimo punto.

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Grazie ragazzi! Siete stati un bellissimo tramite per una domenica fuori dal tempo, in una Città ideale che un giorno potrebbe anche essere reale. Liberi, ciascuno con le proprie competenze, uniche, per creare bellezza o semplicemente per diffondere quella che esiste già qui fra noi.

💙💙💙

Alba

 

 

 


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