Dove Il tempo diventa arte
Antiquario, mercante d’arte e collezionista, mecenate e curatore di mostre…
Questa pluralità di sguardi e competenze permette ad Axel Vervoordt (uno degli interior designer oggi più acclamati sulla scena internazionale) di vestire le case come fossero musei, e viceversa, con effetti scenografici sorprendenti. È famoso per aver ideato mostre altamente suggestive dal punto di vista emotivo, come quelle allestite a Palazzo Fortuny (Artempo e In-finitum) e a Parigi (Academia) o la più recente Proportio del 2015 (sempre a Venezia) che indagava il tema delle affinità intrinseche fra musica, arte, scienza, matematica, geometria… Con Vervoordt la cultura del design europeo si è arricchita attraverso il dialogo con uno dei canoni della estetica giapponese, lo spirito wabi-sabi. Termini difficilmente traducibili in italiano che indicano la bellezza e l’accettazione della transitorietà, dell’avanzare del tempo nelle cose e nelle persone, dell’imperfezione. L’incontro fra Occidente e Oriente permea tutto il suo lavoro, artistico e architettonico, e nei libri scritti a più mani con architetti ed artisti giapponesi e coreani troviamo il racconto di questa sua sintesi artistica, assolutamente personale tanto nella forma quanto nei contenuti. I suoi libri sono una gioia per gli occhi e per la mente.
Il più famoso è forse Spirito Wabi, edito in Italia da Ippocampo nel 2010. Con gli scatti meravigliosi di Lazis Hamani (fotografo berbero, residente a Parigi e autore delle campagne pubblicitarie più sofisticate del mondo della moda e del design degli ultimi anni) entriamo nelle atmosfere create da Alex Vervoordt e capiamo immediatamente come e perché nelle sue case il tempo diventa arte. Usa i contrasti di colore (scurissimi o chiarissimi, difficilmente una via di mezzo) e la luce (artificiale e naturale) con una precisione rara e li piega alle sue necessità in modo da far risaltare le opere d’arte o della natura, mobili antichi o d’arte povera, come se emergessero dal nulla. Da un punto in cui il tempo e lo spazio si dissolvono o si dilatano. Un’esperienza estetica fantastica e continua, per chi poi li abiterà quegli spazi.
Nel secondo libro Case di luce, anche questo edito da Ippocampo nel 2013, le atmosfere si fanno ancora più rarefatte. La luce diviene protagonista indiscussa e i mobili sembrano essere scelti e disposti forse più come pretesto per valorizzarla, che in funzione di altre esigenze stilistiche o pratiche.
Per capire meglio come Axel Vervoordt intenda la relazione uomo, casa e città è interessante sentirlo nell’intervista rilasciata a Matera o nell’intervento proposto a Bruxelles in occasione del Brafa Art Talks del 2014: in entrambi i casi il designer ci accompagna nel suo mondo ed entra nel merito di quella filosofia di vita personale e professionale che lo ispira da sempre. Una filosofia che fonde armoniosamente equilibrio e ricerca dell’essenziale, raffinatezza e desiderio di bellezza. Vervoordt “vive” di bellezza, quella di ogni tempo e luogo: lui sa riconoscerla e la ricerca ovunque, nei reperti antichi o nelle opere contemporanee che compongono la sua Collezione e la sua Galleria, la celebra con i suoi allestimenti, la traduce in case, sostiene quella creata da altri giovani artisti. Un vero esempio di vita vissuta ad arte.
Spesso ricorro a superlativi nei miei scritti, forse fin troppi, soprattutto quando fatico a reprimere lo slancio per cose e persone che mi appassionano… e quando parlo di questo Autore essere misurata mi risulta ancora più difficile. Ritorneremo presto sul suo lavoro, in particolare sulla ricerca formale confluita lo scorso anno nella mostra veneziana Proportio.